Adesso la casa ce l’ha, e non più per vivere da solo: “Ho una relazione e condivido il mio spazio con una persona“. Che non ha un nome e un volto. “Per settimane c’è stata una sorta di caccia al mio compagno. Bastava che prendessi un caffè con un amico o che mi avvicinassi al batterista e partivano i mormorii: eccolo, eccolo, ma allora è lui. Adesso la caccia è in una fase di stanca, hanno capito che non è un vip ma una persona della porta accanto. Io salvaguardo la sua vita, lui ha scelto di non essere famoso e ha tutto il diritto di non esserlo. La curiosità morbosa intorno alla sua identità mi ha divertito per mezza giornata. Mi sembrava un fattore di progresso il fatto che la questione di cui si dibatteva dal parrucchiere non fosse l’omosessualità in quanto tale, ma l’identità del mio ragazzo”.
Con cui, a Milano, non esce mai a cena: “Solo in casa, ho persino imparato a cucinare. Da quando ho iniziato a vivere davvero la mia vita, non sono rimasto single per molto tempo. Prima di impegnarmi mi sono concesso un paio di appuntamenti, ma non è stato facile. Perché? Ora glielo spiego. Magari tu sei lì che dai il meglio di te, dici cose profonde, reciti poesie a memoria, citi film che non hai mai visto ma che fa fico dire di avere visto, giuri che ascolti solo i Radiohead (una band dall’approccio molto cerebrale; ndr), che sei cascato in una trappola per cui sei diventato pop, ma in realtà ami solo il jazz, che mangi solo sushi e che conosci tutti i termini della cucina giapponese. Ecco, proprio in quel momento arriva al tuo tavolo la ragazza ubriaca che ti chiede una foto o la compagnia di amiche nel mezzo di un addio al nubilato che non può fare a meno di farsi immortalare con te. Quei momenti mi hanno convinto che l’intimità va vissuta tra le mura di casa. Il mio lavoro ha degli svantaggi”.
That's so sad, they never go out together
I was wondering how in the world he's still kept his boyfriend hidden from the paparazzi.